Se ci segui da un po’ saprai che abbiamo già dedicato alla Macrobiotica ampio spazio (articolo 1 e articolo 2) e non è escluso che lo faremo ancora, in futuro, data la varietà di prodotti presenti sui nostri scaffali. Abbiamo, tuttavia, lasciato volontariamente da parte una tipologia di prodotto che meritava un discorso a sé, ovvero la salsa di soia.
La più celebre nel mondo occidentale, il condimento indispensabile per i piatti elaborati dei ristoranti ma anche per quelli più semplici e casalinghi: si usa in cottura su verdure, legumi, cereali e minestre ma anche a crudo per le insalate oppure per marinare tofu e tempeh.

Sapevi che ne esistono di diversi tipi? Infatti, pur essendo nata in Cina durante la dinastia Han occidentale (dal 206 a.C. al 220 d.C.), la salsa di soia ha percorso l’Asia in lungo e in largo, dal Giappone alle Filippine passando per l’Indonesia e trasformandosi a seconda dell’esigenza della popolazione.
Ciò che non è cambiato sono le proprietà nutritive, come le vitamine del gruppo B e i sali minerali: la salsa di soia viene utilizzata anche in particolari rimedi macrobiotici, come nel tè kukicha in caso di ipotensione o mal di testa.



Produzione


Generalmente, la salsa di soia si produce con fagioli di soia gialli cotti e grano tostato, a cui viene aggiunto il sale e il koji (Aspergillus oryzae), un fungo indispensabile per la fermentazione del prodotto: bisognerà attendere circa un anno, dopo il quale la procedura verrà completata con spremitura e pastorizzazione.

 

I benefici della fermentazione


La fermentazione della soia è il momento più prezioso dell’intero processo produttivo, poiché trasforma i baccelli di soia gialla in un alimento estremamente digeribile.
In pratica la fermentazione inizia a scomporre le proteine, snellendo così le parti più indigeste del prodotto!

 

Leggere le etichette


In commercio si trovano molti tipi di salsa di soia e le differenze non sono sempre chiare. Il nostro consiglio è sempre quello di leggere l’etichetta: per esempio, assicurati che venga utilizzata la soia intera e non le proteine idrolizzate della soia.



Shoyu VS Tamari


Hai letto tutte le etichette e individuato i prodotti giusti… ora lascia che siano le papille gustative a guidarti! La salsa Tamari è più decisa, mentre Shoyu ha un sapore più delicato.
Chi ama i sapori molto intensi può provare la Tamari Strong Lima, vegana e senza glutine, perfetta per condire minestre e in generale ogni piatto caldo. Al contrario, se la preferisci extra delicata, Shoyu Gusto Delicato Lima è quella che fa per te: utilizzala a fine cottura o sul piatto pronto per insaporire riso, spaghetti di soia, sushi, sashimi e verdure.
Una chicca per i veri appassionati? Cedarwood Tamari Arche, fermentata naturalmente in legno di cedro giapponese!